Indi Gregory, cosa succede ora
Oggi la sentenza definitiva sulla vita della bambina ricoverata al Queen’s Medical Centre di Nottingham. Nonostante la cittadinanza italiana, medici e giudici inglesi vogliono l’eutanasia
È attesa per oggi alle 14 (le 15 in Italia) l’ultima decisione dei giudici inglesi sul caso di Indi Gregory, la bambina di otto mesi affetta da sindrome da deplezione del DNA mitocondriale. Lunedì 6 novembre 2023, al termine di un Consiglio dei ministri convocato d’urgenza, il governo guidato da Giorgia Meloni ha conferito a Indi la cittadinanza italiana come estremo tentativo, dopo settimane di trattative portate avanti nella massima riservatezza, di consentire il suo trasferimento al Bambino Gesù di Roma. Nella tarda serata del 29 ottobre, infatti, l’ospedale pediatrico aveva comunicato a Dean e Claire, i genitori di Indi, la disponibilità ad accogliere la bambina e a fornirle tutte le cure adeguate alla sua delicata condizione.
L’obiettivo primario dell’ospedale italiano è prendersi cura di Indi, unendo alle cure base quali ossigeno, idratazione e nutrizione anche una cura sperimentale (terapia con fenilbutirrato, terapia con citrato e dieta chetogenica, come si legge nella comunicazione inviata dal presidente dell’ospedale Tiziano Onesti) che potrebbe dare risultati positivi senza configurarsi come accanimento terapeutico. I medici del Bambino Gesù di Roma propongono anche uno stent per risolvere lo scompenso del ventricolo destro e stabilizzare così la funzione cardiaca. La speranza è infine quella di rendere Indi sempre più indipendente dal ventilatore meccanico che la aiuta a respirare. Il governo italiano è pronto a sostenere tutte le spese mediche. Grazie al lavoro del Christian Legal Centre, che offre assistenza legale alla famiglia Gregory, un’aereoambulanza è pronta a trasportare Indi in Italia in qualsiasi momento.
Nonostante tutto questo, i medici del Queen’s Medical Centre di Nottingham, dove la piccola è ricoverata, continuano a dirsi contrari al trasferimento di Indi in Italia. Dalle informazioni che filtrano, sembra che il nostro Paese non sia stato neanche preso in considerazione da medici e giudici, pur essendo ormai Indi cittadina italiana a tutti gli effetti. L’ultima disperata richiesta dei genitori di Indi è quella di poter portare la bambina a casa, per trascorrere lì le sue ultime ore di vita circondata dalle persone care. Ma l’ospedale si è opposto anche a questa richiesta: Indi deve morire per mano dei medici nella sua stanza, non deve uscire viva dal Queen’s Medical Centre di Nottingham. Oggi si conoscerà il verdetto del giudice a riguardo.
Questa ostinazione mortifera, dettata da un favor mortis cresciuto anche grazie al silenzio assenso della stampa, della politica e della Chiesa, conferma il totale disinteresse di medici e giudici per il “best interest” di Indi e dei pazienti fragili come lei. E solleva più di un dubbio sull’operato dei medici che hanno avuto in cura la bambina in questi mesi: perché ogni altro parere medico è stato rifiutato? Perché la Corte non ha ascoltato le diagnosi fatte da medici esterni al Queen’s Medical Centre? Che cosa potrebbero scoprire i medici del Bambino Gesù di Roma prendendosi cura di Indi e studiando la sua cartella clinica?
La stampa mainstream italiana ha ignorato per settimane la vicenda, poi ha scritto con insostenibile leggerezza che Indi sarebbe arrivata in Italia (quando tutti i segnali, come scritto più volte su questa newsletter, continuavano purtroppo a essere negativi), infine ha ribadito che la sua è una malattia incurabile. Una definizione falsa, superficiale, manipolatoria. Non esistono malattie incurabili, esistono invece, purtroppo, malattie inguaribili.
La sindrome di Indi non è guaribile con le conoscenze attuali della medicina, ma prendersi cura di questa bambina per accompagnarla nel tratto di vita che le rimane, sia questo breve o lungo, sia questo di guarigione o di peggioramento della patologia, è un dovere. La medicina cura, non seleziona né sopprime. La medicina si fa presente soprattutto là dove la malattia si fa più misteriosa e crudele.
In queste ore sui social molti commentatori lanciano l’allarme contro l’accanimento terapeutico, ma a chi interessa se Indi soffre? A quelli che hanno fatto morire Charlie Gard e Alfie Evans soffocati? A quelli che hanno ucciso Vincent Lambert di fame e di sete dopo 9, dico nove, ribadisco nove giorni di agonia? A quelli che hanno fatto fare la stessa fine a Terri Schindler? Tengano queste preoccupazioni per loro, tengano le loro mani mortifere lontane dalle persone fragili. (Riproduzione riservata)
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