La narrazione dominante: cos'è e come funziona
Donald Trump il più grande pericolo per gli Stati Uniti, Joe Biden prima miglior candidato possibile poi candidato confuso e infine “Rimbambiden”. Il cinismo di un racconto slegato dalla realtà
La narrazione dominante è geneticamente slegata dalla cronaca. Ed è normale: nasce per dominare, non per riportare. Nasce per omologare, non per promuovere dibattiti. Una buona narrazione dominante deve essere invisibile, deve presentarsi come l'unica realtà, altrimenti nell'opinione pubblica potrebbero scattare fastidiosi anticorpi democratici. La narrazione dominante è promossa dal potere, che usa la politica come teatro di burattini per incantare i cittadini. In una democrazia sana, la stampa si pone accanto alla popolazione e con la cronaca quotidiana e la critica la difende dalla narrazione dominante, mantenendo l'opinione pubblica con i piedi ben piantati nella realtà. Nei «regimi inertemente democratici», per citare Oriana Fallaci, i media si mettono a disposizione del potere e si fanno primi megafoni della narrazione dominante. La presidenza e la campagna elettorale di Joe Biden sono la cartina tornasole di un sistema mediatico dipendente dal potere.
Fino a pochi giorni fa Joe Biden è stato presentato come il miglior candidato possibile, l'unico in grado di fermare la più grande minaccia alla democrazia americana degli ultimi anni (Donald Trump, ovviamente). Chiunque osasse criticare l'attuale presidente veniva censurato e delegittimato. L'11 luglio 2024 Jacopo Iacoboni, giornalista della Stampa, scriveva: «La storia di Biden rimbambito è propaganda russa assecondata stolidamente in Occidente».
I debunker, che hanno raggiunto grande fama e popolarità durante l'emergenza covid, evidenziavano la falsità dei video nei quali Joe Biden appariva stanco, confuso, strano: video falso, fake news, contesto mancante, notizia manipolata. È almeno dal 2019 che escono video che certificano comportamenti strani da parte dell'attuale presidente degli Stati Uniti d'America, ma secondo i debunker e le più importanti firme del giornalismo italiano si è sempre trattato di fake news. Sempre.
Qualche settimana prima del dibattito presidenziale (27 giugno 2024), il potere ha deciso però di cambiare linea editoriale: Biden deve essere sostituito, pertanto ecco che l'imponente macchina mediatica (con lodevoli eccezioni) inizia a darsi da fare per assecondare i desiderata dei padroni del vapore. Il primo è Maurizio Crozza, comico, che demolisce Biden con un'imitazione impietosa. È il via libera ufficiale: il video diventa virale, viene ripreso da testate e influencer americani, altre imitazioni seguono.
Le testate tradizionali tengono ancora botta però: Joe Biden è affaticato, vero, ma quella è un'imitazione. E comunque il pericolo Donald Trump è troppo grande. Una settimana fa anche il canale Cartoni Morti, creato dallo youtuber Andrea Lorenzon, ritrae il presidente (in carica fino al giuramento del proprio successore) come “Rimbambiden”.
Poi il dibattito, disastroso, poi l'amico che va a trovare il presidente, esce dalla casa e ai media dice: «Joe non mi ha riconosciuto». Kamala Harris, George Clooney, Barack Obama, Nancy Pelosi: tutti scaricano Joe Biden, salvo celebrarlo oggi come grande statista per aver annunciato il proprio ritiro dalla corsa alla Casa Bianca.
Ed è proprio questa la lezione più grande da imparare: la narrazione dominante non considera nessuno indispensabile. Chi è sul tetto del mondo oggi può ritrovarsi sotto i piedi di tutti il giorno successivo. La stampa amica può diventare perfida nel giro di 24 ore. I comici, gli influencer, i personaggi famosi: tutti possono cambiare idea e tutti la cambieranno quando arriveranno nuovi ordini dall'alto. Diretto, a riguardo, il commento della giornalista Martina Pastorelli, che scrive: «Joe Biden è stato usato da un partito e da una élite dem senza scrupoli, che sono arrivati ad esporlo al pubblico ludibrio (il confronto con Trump) finché pensavano potesse servirgli e ora lo liquidano. Immoralità senza limiti e cultura dello scarto in purezza». Tornare alla cronaca e alla critica, dunque all'osservazione e all'analisi della realtà, è il primo antidoto al veleno della narrazione dominante. (Riproduzione riservata)
Grazie Giacomo, veramente simpatico il video di Lorenzon! Ultimamente riesco a guardare poco le innumerevoli emails che mi arrivano e a selezionare ma ce la farò. A presto.