L’ammissione di Meta: notizie censurate
Mark Zuckerberg: «Dall’amministrazione Biden pressioni sui nostri team affinché censurassero alcuni contenuti relativi al Covid-19». Fact-checker e algoritmi in azione per oscurare fatti e opinioni
Nel 2021 Facebook ha censurato notizie e opinioni estranee alla narrazione dominante in materia di covid. Lo ha ammesso il 26 agosto 2024 Mark Zuckerberg, fondatore di Facebook e amministratore delegato di Meta, attraverso una lettera inviata alla House Judiciary Committee Republicans. Così scrive Mark Zuckerberg: «Nel 2021 alti funzionari dell’amministrazione Biden, compresa la Casa Bianca, hanno ripetutamente esercitato pressioni sui nostri team per mesi affinché censurassero alcuni contenuti relativi al Covid-19, inclusi l’umorismo e la satira». Il ceo di Meta ha confermato inoltre che nel 2020 le piattaforme gestite da Meta hanno censurato le notizie critiche su Hunter Biden.
Come funziona la censura sui social? Oscurando o limitando la visibilità dei contenuti ritenuti pericolosi. Durante il covid sono stati giudicati pericolosi i fatti e le opinioni che contraddicevano la bontà delle decisioni governative in merito di restrizioni e di farmaci sperimentali anti covid. Un gruppo di “fact-checker indipendenti” visionava (direttamente e su segnalazione degli utenti) i post riguardanti il covid e, in caso di contenuti estranei alla narrazione dominante, li bollava come “fuorvianti”, “contesto mancante”, “fake news”. Ogni post contenente la parola “covid” o “lockdown” o “vaccini” era accompagnato automaticamente da un banner che rimandava al sito del Ministero della Sanità o di Aifa o di Ema. La piattaforma poteva inoltre limitare la visibilità di contenuti giudicati scomodi e sospendere i profili degli utenti che continuavano, nonostante le bocciature dei “fact-checker indipendenti”, a postare notizie e opinioni contrarie alle veline governative.
Nel 2021 sono state censurate notizie verificate, come quelle sui problemi etici dei farmaci sperimentali anti covid (ancora oggi, anno 2024, Google “dimentica” di mostrarle tra i risultati di ricerca). Sono state censurate analisi sui dati dei decessi “per o con” covid. Sono state censurate testimonianze sugli effetti avversi dei farmaci sperimentali anti covid. Tutto questo ha avuto diversi risultati: semplificazione di un tema complesso (da una parte i buoni, dall’altra i cattivi), polarizzazione del dibattito (ammessi solo slogan, vietate le argomentazioni), incremento del conflitto orizzontale (guerra tra cittadini e poteri forti al riparo da ogni critica). Quale consenso libero se i cittadini perdevano stipendio e vita sociale in caso di rifiuto, quale consenso informato se i problemi etici e medici dei farmaci sperimentali venivano nascosti o delegittimati come “teorie del complotto”?
Le ammissioni di Mark Zuckerberg aprono a numerose domande: perché giungono proprio oggi, mentre lo scontro Trump-Harris è più aperto che mai? Le promesse di futura indipendenza dalla politica di Meta sono legate alla possibile vittoria di Donald Trump? E ancora: qual è la scala completa della gerarchia? Gli utenti sono sul gradino più basso, è chiaro ormai, ma su quali gradini si collocano Meta, la politica e le case farmaceutiche? La storia di Meta influenzato dalla politica regge fino a un certo punto. La notizia di oggi però è una sola, ed è tenacemente sottostimata dalla stampa mainstream: nel 2021 le piattaforme di Meta hanno impresso una linea editoriale parziale in tema di covid. Gli utenti non hanno avuto accesso a tutte le informazioni. (Riproduzione riservata)
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