Linee cellulari fetali, Corvelva: “Gravi problemi medici”
FOCUS L’associazione che promuove la libertà di scelta vaccinale pubblica un approfondimento sul tema: «L'unica scelta libera è quella realmente informata. Non c’è libertà senza informazione»
Quasi tutti i vaccini attualmente in commercio sono stati sviluppati utilizzando linee cellulari da feti abortiti. Il legame con le linee cellulari fetali vale anche per i cosiddetti “vaccini anti covid”: Pfizer e Moderna hanno utilizzato le linee nelle fasi di sperimentazione, AstraZeneca e Johnson&Johnson anche nella fase di produzione. L’utilizzo di queste linee comporta problemi etici e medici che non possono essere esclusi dal dibattito pubblico. Il 19 marzo 2024 Corvelva (Coordinamento Regionale Veneto per la Libertà delle Vaccinazioni) ha pubblicato sul proprio sito un approfondimento intitolato “Linee cellulari fetali per la produzione di vaccini”. L’associazione, nata nel 1993 per promuovere la libera scelta delle vaccinazioni, lancia così (ancora una volta) l’allarme sui problemi medici legati all’utilizzo di linee cellulari fetali. Riprendendo una lettera di Theresa Deisher, fondatrice e scienziata capo del Sound Choice Pharmaceutical, Corvelva ricorda che queste linee cellulari potrebbero scatenare nel paziente patologie autoimmuni. A preoccupare, scrive Corvelva, è anche la possibile contaminazione da retrovirus: «Il retrovirus endogeno umano K (HERVK) è un contaminante del vaccino contro il morbillo/parotite/rosolia e può essere riattivato nell'uomo causando diverse malattie autoimmuni associate proprio all'attività di HERVK». L’associazione ricorda inoltre i risultati preoccupanti del progetto “Vaccinegate”, risultati presentati nel gennaio 2019 con una conferenza pubblica tenutasi nella sede dell’Ordine nazionale dei biologi.
LA STORIA DELLE LINEE CELLULARI – Corvelva riporta le informazioni disponibili sulle singole linee cellulari da feti abortiti, come ad esempio la HEK293 (legata ai farmaci sperimentali anti covid Pfizer, Moderna e AstraZeneca): «Una linea cellulare specifica originariamente derivata da cellule renali embrionali umane coltivate in colture di tessuti renali, o più probabilmente surrene, prelevati da un feto di sesso femminile nel 1973 nel laboratorio di Alex van der Eb presso l’Università di Leiden, in Olanda. Le cellule sono state ottenute da un feto la cui origine precisa non è chiara e create da Frank Graham con la tecnica della trasfezione che prevede il trasferimento di materiale genetico, utilizzando come vettore l’adenovirus 5, nel cromosoma 19 del genoma delle cellule fetali. In un articolo del 2006, nonostante l’incertezza sull’origine del feto utilizzato per ottenere la linea cellulare, prove circostanziali suggeriscono fortemente che provenisse da un aborto procurato». Oppure la storia della linea cellulare WI-38: «Il feto fu scelto dal Dr. Sven Gard per ottenerne cellule coltura per produrre vaccini. Preparato e sviluppato da Leonard Hayflick nel 1964, catalogato come biomateriale al registro ATCC numero CCL -75. La linea cellulare WI-38 è usata per la preparazione di RA 27/3, storico vaccino contro la rosolia. Hayflick aveva recuperato i tessuti in Svezia perché al tempo in USA l’aborto era illegale. Va ricordato che gli organi del feto sono stati espiantati all’insaputa della madre e senza il suo consenso, messi sotto ghiaccio e inviati all’Istituto Wistar di Filadelfia, dove sono stati poi sezionati». Vi sono poi alcune linee cellulari non prelevate da aborti, ma non per questo prive di gravi problemi etici, come le cellule HeLa: «Questa linea cellulare ha fruttato miliardi di dollari all’industria farmaceutica e le cellule sono state prelevate da alcuni medici senza preoccuparsi di chiedere alcun consenso ai famigliari di Henrietta Lacks, deceduta nel 1951 per un tumore. La famiglia ha scoperto vent’anni dopo quanto era accaduto». Circa le restrizioni imposte a chi rifiuta i vaccini e i farmaci sperimentali Corvelva aggiunge: «Il contenuto di un vaccino e le sue tecniche di produzione passano comunque in secondo piano di fronte alla privazione delle libertà fondamentali e questo vale sia che un vaccino sia a mRNA o che contenga linee cellulari fetali. Mettere un bambino fuori dalla scuola materna o privare del lavoro una madre o padre di famiglia è già oltre il sopportabile, anche fosse il più perfetto trattamento sanitario del mondo». Al primo posto, secondo l’associazione, deve dunque esserci la libertà di scelta del cittadino.
PROBLEMI ETICI E PROBLEMI MEDICI – In merito alle linee cellulari da feti abortiti la newsletter Notturno, insieme alla testata giornalistica La Nuova Bussola Quotidiana e a pochissimi blog, per tutto il 2021 ha fatto cronaca (dando notizia anche del dibattito etico diffusosi al di fuori dell’Italia e qui censurato sul nascere) e critica (rilanciando il tema della libertà di coscienza). La linea editoriale scelta è stata quella etica, nella convinzione che i problemi etici vengano ancora prima dei problemi medici. La privazione delle libertà fondamentali, doverosamente ricordata da Corvelva, non è altro che la diretta conseguenza dell’imposizione di un farmaco eticamente discutibile. Si torna alle basi: quale bene comune? Potrà mai venire qualcosa di buono da un farmaco legato ad azioni intrinsecamente malvagie? Una ricerca scientifica che calpesta la dignità della vita umana, colpendola nei momenti di maggiore fragilità (il bambino non nato, il malato terminale, il paziente ricoverato in manicomio), come può avere a cuore la cura e la difesa dei più fragili? Se l’obiettivo non è più il prendersi cura del paziente (cercando di prevenire una malattia o di guarirla o di alleviare la sofferenza) rimangono solo due mete alternative: la migliore è quella economica, con la vendita di più dosi possibili basata su criteri di marketing e non di sanità, la peggiore è quella della manipolazione della vita, con l’uomo che si fa apprendista stregone nei confronti dei pazienti. Certo, anche in caso di farmaco etico, sicuro ed efficace sarebbe inaccettabile l’imposizione tramite propaganda e ricatto, ma in caso di farmaco etico, sicuro ed efficace chi avrebbe interesse a mettere in campo tanta violenza contro la libertà di coscienza? Le violazioni ai diritti fondamentali dei cittadini nascono dallo stesso magma che approva e promuove una ricerca scientifica priva di limiti etici. Parlare di limiti etici non significa voler imbrigliare la scienza, fermare il progresso, lasciar morire le persone senza medicine, significa ricordare alle case farmaceutiche che l’obiettivo dei loro investimenti deve essere la cura delle persone. Che il loro strapotere economico, politico e comunicativo odierno non è giustificabile. Che le relazioni torbide fra colossi della farmaceutica ed enti regolatori devono cessare. Che la stampa deve tornare a fare informazione sanitaria, spiegando ai propri lettori cosa sono le notizie e cosa sono le veline. Il contributo di Corvelva, rigoroso e accurato (se ne consiglia la lettura integrale) rende ineludibile una riflessione pubblica sull’utilizzo spregiudicato di linee cellulari (fetali e non) da parte delle case farmaceutiche. (Riproduzione riservata)
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