Medjugorje, identikit del pellegrino
IL COMMENTO Nihil obstat dal Dicastero per la dottrina della fede: nella parrocchia di San Giacomo in Bosnia Erzegovina «si riconoscono molti segni di un’azione dello Spirito Santo»
«I frutti positivi si rivelano soprattutto come la promozione di una sana pratica di vita di fede, d’accordo con quanto presente nella tradizione della Chiesa. Questo, nel contesto di Medjugorje, riguarda sia coloro che erano lontani dalla fede sia coloro che fino a quel momento avevano praticato la fede in modo superficiale. La specificità del luogo consiste in un gran numero di tali frutti: le abbondanti conversioni, il frequente ritorno alla pratica sacramentale (Eucarestia e riconciliazione), le numerose vocazioni alla vita presbiterale, religiosa e matrimoniale, l’approfondimento della vita di fede, una più intensa pratica della preghiera, molte riconciliazioni tra coniugi e il rinnovamento della vita matrimoniale e familiare». Così si legge in “La Regina della Pace. Nota circa l’esperienza spirituale legata a Medjugorje”, documento del Dicastero per la dottrina della fede pubblicato giovedì 19 settembre 2024. Per Medjugorje la Chiesa proclama dunque il “nihil obstat”, l’esito più positivo tra i sei previsti dall’ex Sant’Uffizio in materia di presunti fenomeni soprannaturali. Ma cosa succede a Medjugorje?
Risponde il Dicastero: «Non mancano tante vere conversioni di persone lontane da Dio e dalla Chiesa, le quali sono passate da una vita segnata dal peccato a cambiamenti esistenziali radicali orientati al Vangelo. Nel contesto di Medjugorje si riportano pure numerosissime guarigioni. Tanti altri hanno scoperto la bellezza di essere cristiani. Per molti, Medjugorje è diventato un luogo scelto da Dio per rinnovare la loro fede: c’è, quindi, chi vive questo luogo come un nuovo punto di partenza per il suo cammino spirituale. In alcuni casi, molti hanno potuto superare le proprie crisi spirituali grazie all’esperienza di Medjugorje. Altri riferiscono il desiderio suscitato nel contesto di Medjugorje di donarsi profondamente al servizio di Dio nell’obbedienza verso la Chiesa o a un maggiore impegno nella vita di fede nella propria parrocchia di origine. In molte nazioni in tutto il mondo, nel frattempo, sono sorti tantissimi gruppi di preghiera e devozione mariana, ispirati dall’esperienza spirituale di Medjugorje. Sono sorte anche opere di carità legate a diverse comunità e associazioni, in particolare quelle che si occupano di orfani, tossicodipendenti, alcolisti, ragazzi con diverse problematiche, disabili. È particolarmente notevole la presenza di molti giovani, di coppie giovani e di adulti, che riscoprono a Medjugorje la fede cristiana tramite la Madonna: questa esperienza li indirizza verso Cristo nella Chiesa. Una testimonianza della forte presenza dei giovani a Medjugorje sono i Festival annuali della Gioventù».
Il Dicastero mette così per iscritto quel motore che da oltre quarant’anni spinge milioni di persone verso questo piccolo paese della Bosnia Erzegovina. Medjugorje è prima di tutto un luogo di preghiera, stare alcuni giorni lì significa fare una full-immersion di preghiera. E questa immersione è contagiosa, arriva a tutti, anche a chi non crede. A Medjugorje si prega dal mattino alla sera ma non ci si stanca. E la preghiera è condivisione di fatiche e speranze. Ogni giorno è possibile ascoltare una testimonianza diversa, ma tutte hanno un filo rosso: «Amate la Chiesa, pregate per i sacerdoti, convertitevi».
È quasi ridondante l’insistenza sull’amore per la Chiesa. Chi scrive è tornato da poco da Medjugorje e ancora una volta è rimasto sorpreso dal desiderio di comunione con la Chiesa respirato in tutte le omelie, in tutti gli incontri. C’è un gentile ma netto distacco da parte di chi offre la propria testimonianza: conta la storia, conta l’esperienza, non la persona. Non c’è posto per i fanclub. Medjugorje è anche Riconciliazione (quasi h24). Sulla spianata o davanti alla chiesa di San Giacomo o lungo la via crucis che porta alla statua del Cristo Risorto è possibile fermare un sacerdote anche a mezzanotte per chiedere di essere confessati, e il sacerdote non dirà di no. A Medjugorje è possibile stoppare un sacerdote per strada per chiedere una benedizione, e il sacerdote non dirà di no. Sia chiaro, non può essere questa la prassi, ma può capitare, e lì è possibile sperimentare un abbraccio che sa di Cielo anche quando tutte le celebrazioni sono ormai finite. Perché?
Perché a Medjugorje c’è qualcosa che non c’è più nelle parrocchie d’origine dei pellegrini: il senso della fede come incontro con una Persona. La fede non come routine, come appuntamento fisso che scandisce il calendario, ma come scintilla che rinnova il cuore e trasforma lo sguardo. Medjugorje è comunità nel senso più pieno del termine: è parrocchia nel mondo senza essere del mondo. Nella spianata dietro la chiesa di San Giacomo si recita il rosario completo, poi si partecipa alla Messa, poi si rimane in ginocchio per l’Adorazione fin dopo le 22 perché lo si desidera. Perché il tempo che passa non pesa e le ginocchia scricchiolano ma non fanno male.
Chi scrive è andato più volte a Medjugorje e non ha mai assistito alle parate dei veggenti. Nemmeno li ha mai cercati. Ci sono persone disposte a camminare sopra alle altre pur di toccare la spalla di un veggente? Sì, ma sono i veggenti stessi i primi a condannare questi atteggiamenti. Ci sono persone che vivono il pellegrinaggio come una ricerca continua di segni inspiegabili (il sole che ruota o cambia colore, luci nella notte, etc)? Sì, ma il fenomeno è presente in tutte le parrocchie del mondo. Ovviamente a Medjugorje è moltiplicato per mille. Ci sono persone che vanno con viaggi organizzati stile “toccata e fuga”, con programmi improponibili pieni di tutto fuorché di silenzio? Sì, ci sono, e ci saranno sempre in tutti i luoghi di culto. Esistono le esagerazioni, esiste il kitsch, esiste la follia, ma sta al pellegrino saper scegliere: si va a Medjugorje per osservare gli altri pellegrini, oppure si va per capire qualcosa di più sulla propria vita e sulla fede?
Il pellegrino di Medjugorje non è per forza un cristiano praticante, a volte è un cristiano stanco, confuso, smarrito, amareggiato. A volte è un cristiano che si sente solo, che magari parte convinto di ricostruire a Medjugorje la propria Chiesa e lì si sente dire: «Amate la Chiesa, pregate per i sacerdoti, convertitevi». Medjugorje è Chiesa. (Riproduzione riservata)
Per restare sintonizzato su “Notturno” clicca su “Iscriviti”. “Notturno” vive grazie ai lettori: se ti abboni sostieni il lavoro giornalistico della newsletter e ottieni l’accesso completo all’archivio. Riceverai inoltre, ogni settimana, un contenuto riservato agli abbonati. Puoi cancellare la tua iscrizione in qualsiasi momento cliccando su “Unsubscribe”.