“Nessuno ha mai detto che” (2)
I farmaci anti covid non bloccano la trasmissione del contagio, lo ha ammesso Pfizer alla Commissione trasparenza UE. In Italia la stampa tace e i debunker spiegano: «Si sapeva dall’inizio»
La definitiva conferma che i farmaci sperimentali anti covid non sono in grado di fermare il contagio sta suscitando una reazione sorprendente. Ci si poteva aspettare una serie di scuse da parte dei sostenitori di obbligo “vaccinale” e green pass, di richieste di chiarimento da parte di chi il farmaco lo ha ricevuto fidandosi delle promesse, ci si poteva aspettare persino l’avvio di indagini da parte della magistratura. Invece l’inaspettato silenzio è rotto solo da un coro: «Nessuno ha mai detto che». Ovvero, dopo quasi due anni di discriminazione pubblica ed esclusione dalla vita sociale (e lavorativa) dei cosiddetti “non vaccinati” perché untori, ora si ammette candidamente: la base del green pass era una balla e noi lo sapevamo. Non c’è alcuna differenza fra “vaccinati” e “non vaccinati”, lo sapevamo dall’inizio. Quindi abbiamo sostenuto green pass e obblighi nonostante fossimo consapevoli che non avevano alcuna base sanitaria.
Capofila dell’operazione “Nessuno ha mai detto che” è il quotidiano online fondato da Enrico Mentana, “Open”, che il 12 ottobre 2022 ha pubblicato l’articolo “Il vaccino Pfizer non previene la trasmissione? Il deputato europeo Rob Roos non sa a cosa servono i vaccini”, a firma di Juanne Pili. L’articolo si apre con la foto del deputato che rivolge l’ormai nota domanda («Avete testato i vaccini sulla trasmissione del contagio?») alla responsabile commerciale Pfizer. Sulla foto campeggia la scritta, tutta in maiuscolo, “CONTESTO MANCANTE”. Il lettore superficiale potrebbe pensare che tutta la notizia sia una bufala, che la domanda insomma non sia mai stata posta oppure ancora che il video della risposta («No, non c’era tempo») sia stato manipolato digitalmente. Invece no. Con grande sorpresa, non solo l’articolo conferma la veridicità dell’intervento di Rob Roos, ma anzi rincara la risposta di Janine Small, scrivendo: «È ben noto che lo scopo primario delle campagne vaccinali sia stato quello di ridurre i casi gravi, uscendo dalla crisi delle ospedalizzazioni e delle terapie intensive».
È ben noto. No, spiace debunkare il debunker, ma non è assolutamente ben noto. Non è questo che negli ultimi due anni è stato spiegato all’opinione pubblica. Non è su questa (presunta) certezza che sono stati imposti obblighi e lasciapassare. I farmaci sperimentali anti covid sono stati presentati come vaccini che davano la garanzia di ritrovarsi tra persone non contagiose. Il concetto è stato ribadito dal Presidente del consiglio, dal Comitato tecnico scientifico, da esperti vari presenti h24 sui media, da politici, docenti, cantanti, attori e persino vescovi.
Tutta la narrazione dominante degli ultimi due anni, che ha compreso anche l’invito a non trascorrere il Natale a casa dei parenti “non vaccinati”, si fondava sulla differenza netta fra chi aveva ricevuto il farmaco e chi non lo aveva ricevuto. Il primo non si contagiava e non contagiava, il secondo si contagiava, contagiava e moriva. Quando alcuni medici, esperti, giornalisti e persino sacerdoti hanno osato mettere in dubbio il dogma, sono stati immediatamente scomunicati davanti a un’opinione pubblica urlante.
Oggi, venerdì 14 ottobre 2022, come se nulla fosse, ci si reca dagli scomunicati, dai sospesi, dal popolo dei no green pass e si dice loro: «Non avete capito niente, nessuno ha mai detto che il vaccino blocca il contagio». E quando gli scomunicati, i sospesi, il popolo dei no green pass reagiscono sbottando, perché percepiscono la leggerissima malafede, si rincara la dose: «Beh, non dovete basarvi sulla televisione, dovete leggere i paper scientifici». Un capovolgimento della realtà che neanche J.K. Rowling avrebbe potuto immaginare. O forse sì. Rileggere oggi i capitoli della saga di Harry Potter dedicati a Dolores Umbridge mette brividi inediti, ma questo è un altro discorso.
Ciò che nei mesi precedenti poteva sembrare ignoranza, superficialità, partigianeria, oggi appare come deliberata malafede. Come il tentativo quotidiano di ribaltare una realtà scomoda, nel tentativo di farla coincidere con l’ideologia. E se un bambino grida: «Il re è nudo», è un bambino stupido. E se la realtà grida: «Il re è nudo», tanto peggio per la realtà.
La prima censura è stata applicata ai problemi etici della campagna “vaccinale”. Ora si comprende il perché di tanto impegno nel cancellare dal dibattito pubblico le domande di senso. Esistono principi non-negoziabili, sono principi contro i quali non si può normare neanche in emergenza, sono principi sui quali non si può mercanteggiare. Quando sono stati vietati dalla narrazione dominante è sorto il primo dubbio, che oggi risuona più forte che mai: quale bene comune? (Riproduzione riservata)
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