I “quattro gatti no vax”
L’ANALISI L’arrivo della quinta dose non scuote l’opinione pubblica italiana: grazie al racconto dei media chi dissente è un “complottista”, quindi i dubbi crescenti vengono autocensurati
Al via la quinta dose dei farmaci sperimentali anti covid. A darne notizia è l’agenzia Ansa, che il 18 ottobre 2022 scrive: «Gli over 80 che hanno ricevuto già il secondo booster (cioè la quarta dose) possono fare il terzo booster dopo 120 giorni dall'ultimo booster o dalla malattia. Questo quanto contenuto nell'aggiornamento di ministero della Salute, Consiglio superiore di Sanità (Css), Agenzia italiana del farmaco (Aifa) e Istituto superiore di sanità (Iss) delle indicazioni sul richiamo con vaccini a RNA-bivalenti (contro Omicron BA.1 e BA.4 e BA.5) nell'ambito della campagna di vaccinazione anti Sars-CoV-2. La quinta dose è raccomandata per gli over 80, ospiti Rsa e over 60 fragili. Consigliata a tutti gli ultrasessantenni con il secondo richiamo». La nebbia drammatica dell’emergenza che ha iniziato a coprire l’Italia il 23 febbraio 2020, quando in Lombardia furono sospese persino le Messe con concorso di popolo, si è diradata. È già tardi, ma questo dovrebbe essere il momento giusto per spegnere i ripetitori della narrazione dominante e aprire un serio dialogo con l’opinione pubblica.
Il 15 ottobre scorso si è ricordato un anno dall’estensione del green pass ai posti di lavoro: basata sulla retorica del “vaccino atto d’amore”, la misura è sempre stata priva di basi sanitarie (anche in caso di vaccino tradizionale, etico, sicuro ed efficace, non sarebbe stata comunque accettabile la sospensione dei diritti fondamentali dei cittadini che sceglievano di non riceverlo).
Dal 6 dicembre 2021 al 31 marzo 2022 è stato in vigore in Italia il super green pass per lavoro, mezzi di trasporto pubblico e vita culturale. Chi aveva fatto obiezione di coscienza ai farmaci sperimentali anti covid, anche se aveva con sé un tampone molecolare negativo, veniva bloccato all’ingresso del proprio ufficio, fatto scendere dall’autobus, cacciato dai cinema. Il personale sanitario è sospeso senza stipendio fino al 31 dicembre 2022 e fino a quella stessa data chi non ha ricevuto tutte le dosi necessarie di farmaco non può andare a trovare i propri cari ricoverati nelle Rsa. Per alcuni lettori è noioso questo inciso, che sulle pagine di Notturno viene riproposto ogni volta, per molti è doloroso, perché la discriminazione è ancora presente, per altri sono informazioni sconosciute o rimosse. Una drammaticamente grande fetta di popolazione italiana non sa quello che le persone non “vaccinate” hanno subito e pagato di tasca propria negli ultimi due anni. E la responsabilità principale è dei media mainstream.
Si è assistito con sgomento a una trasformazione genetica: da cani da guardia della democrazia, i giornali sono diventati rapidamente barboncini da riporto del potere. Le domande sono state censurate, i dubbi sono stati delegittimati, sui problemi etici e medici della campagna “vaccinale” si è abbattuto l’applauso festante della sala stampa che accoglieva il premier Mario Draghi. Le responsabilità dei professionisti dell’informazione nell’impoverimento del dibattito pubblico sono pesanti: proprio da quello che la giornalista Martina Pastorelli (vedi Pandemia e disinformazione) definisce “racconto unico” sono scaturite la discriminazione e l’esclusione delle persone che osavano mettere in discussione gli slogan governativi.
Prima dei decreti legge, prima delle zone rosse, prima del lasciapassare: il giornalismo mutato in comunicazione e infine in propaganda ha creato le restrizioni nelle menti dei cittadini. E lo ha fatto utilizzando l’arma più potente: la paura. Chi dissente è contro la scienza, chi dissente è egoista, chi dissente se ne frega della salute pubblica, e via dicendo. Una serie di slogan privi di argomentazioni che hanno rassicurato un’opinione pubblica spaventata e resa fragile dall’isolamento. I legami sociali distrutti da distanza e paura dovevano essere ricostruiti su un obiettivo comune, che prima è stato la sconfitta del virus e poi è diventato l’emarginazione di chi difendeva la libertà di coscienza.
Non a caso, il vero obiettivo è stato da subito la coscienza, perché era necessario eliminare qualsiasi forma di reazione, di dubbio, di indignazione rispetto alle decisioni governative. Decisioni che dovevano essere eseguite in nome di un presunto bene collettivo. La macchina della propaganda ha funzionato alla perfezione, perché oggi milioni di persone sono convinte che i “no vax” siano “quattro gatti ignoranti e complottisti”. Siano “pochi complottisti”.
Le motivazioni etiche e mediche dell’obiezione di coscienza sono state escluse dal dibattito pubblico e sostituite con alcune parole chiave che etichettano da subito l’interlocutore: “Siero, veleno, grafene, nessuna correlazione, complottista, modifica del DNA, non ce lo dicono, terrapiattista”. Poco importa che i non “vaccinati” abbiano parlato e parlino di libertà di coscienza, di rispetto dei diritti fondamentali dei cittadini, di problemi etici e medici ben documentati, poco importa che tra i non “vaccinati” vi siano anche medici, ricercatori, giornalisti, filosofi, costituzionalisti, insegnanti, imprenditori, teologi, sacerdoti, poco importa che i diritti fondamentali siano un patrimonio condiviso del quale chiunque ha il diritto di parlare senza dover prima esibire un tesserino. Le parole d’ordine sono state e sono “ipersemplificare” e “disumanizzare”.
Così oggi, 19 ottobre 2022, con la quinta dose di farmaco sperimentale proposta ai fragili, l’opinione pubblica potrà anche alzare un sopracciglio, ma ben presto si autocensurerà: «Cara, vuoi che ci prendano per terrapiattisti? Cosa diranno di noi al golf, in ufficio, in parrocchia? Fai fare subito la quinta dose al nonno». (Riproduzione riservata)
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